Dicembre, ahimé Natale, regalini, negozi strapieni, gomitate e liti uscendo dai parcheggi. Che noia.Nel viavai incessante di gente ansiosa di comprare "il pensierino", ogni anno individuo una figura che attira costantemente la mia attenzione.
Quest'anno la figura eletta è lei: la cassiera senza vocazione.
Un'istituzione, la riconosci subito dal saluto. Quando entri, se ha la possibilità, urla a tutto il mondo "Buongioooorno!" da dietro il bancone in cui impacchetta, batte, imbusta veloce veloce per smaltire presto il lavoro, manco se ad entrare fosse il primo ministro britannico. La cassiera senza vocazione la trovi soprattutto nei grandi negozi, dove deve far vedere a tutti e in particolar modo al titolare che lei adora quel lavoro, anche se lo fa solo a Natale. Sempre un po' bruttina, a meno che non le si imponga di darsi un certo tono, oscilla fra il metro e sessanta e il metro e settanta, e abbonda in forme floscie. Ha sempre, sempre, le sopracciglia al naturale, perché un ritocco lo fa solo il 31 dicembre o per il matrimonio, e i capelli legati a chignon, generalmente con una pinza, perché se lavori devi essere pratica e a mettere su un bell'elastico che impreziosisce la chioma ci vuole troppo.
Cassiera, quando arrivi alla cassa, si diverte a intrattenere colui o colei che sta pagando, facendolo senza buongusto di sorta, con voce alta e squillante e toni ascendenti (quelli umbri, poi, sono particolarmente ascendenti). "Ha visto che bella confezioneeee?", dice con sguardo ammiccante, oppure "Uuhh, questo è carinissimo", di fronte a uno schifo di portapane rosso incandescente con filetti argento, o ancora "Ce lo mettiamo un bel fiocco? La mettiamo in questa bella busta di Natale: guardi quant'è bella!", prendendo dallo scaffale a cui non arriva mai bene un'orrenda borsa col Santa Klaus vintage a stampa sfuocata.
L'espressione tipica della cassiera senza vocazione è una paresi facciale del sorriso con occhioni. Non cambia mai, mai e poi mai, si riposa giusto ogni tanto quando si abbassa a prendere il fiocco o quando le cade una moneta, e poi TAC! riprende subito la forma originaria. Sembra che si spenda tanto per creme antirughe (di espressione), tra le commesse senza vocazione, perché ridono troppo e in quei due mesi invernali si invecchiano di più.
Impossibile capire quali siano gli stili e gli oggetti che piacciono alla commessa senza vocazione, perché il suo gusto si trasforma in base al cliente. Quello che prima era cacca, dopo un minuto può essere oro. "Guardi questa candela decorata a mano: questo punto di rosso è bellissimo sulla tavola!", e due minuti dopo, quando la cliente dice che lei il colore natalizio proprio non lo sopporta: "Il rosso per la tavola? Assolutamente no, è passato. Dicono che la tendenza di quest'anno sia l'azzurro".
Commessa è sempre nel pallone, se fa pagare qualcuno che conosce va ancora di più nel pallone, e si lamenta sempre che in questo periodo è un caos. A Natale bla bla bla, in questo periodo bla bla bla, non si ribatte bla bla bla. Se davanti al bancone, insieme al cliente, c'è un bambino, apriti cielo. Commessa si lancia in una serie smisurata di complimenti banalissimi, "Ciao bello, fai spesa con papà? Hai scritto la letterina a Babbo Natale?"... Io spero sempre che una volta il bambino le risponda "Babbo Natale non esiste, scema", ma non succede mai, purtroppo, perché il creaturo viene ipnotizzato dalla voce squillante di Commessa e non ha il tempo di ragionare e dire "Sì, gli ho scritto che vogl....", che lei ha già ripreso le sembianze della sorriso-paresi per sfoggiarla al papà.
Quando una persona dotata di materia cerebrale colloquia con Commessa senza vocazione, la riconosce all'istante, ma soprattutto si sente preso in giro. Cioè, Commessa, si capisce che fai per finta. "Questo fiocchetto non è bellissimo?", "Il prezzo è una vera occasione", "È perfetto per una signora", "Quello che conta è il pensiero". Commessa, per favore, dacci un taglio. Lo sappiamo tutti e due che tanto lo devo prendere perché non ho scelta, e quindi fai 'sto scontrino e taci. E il suo esploit definitivo Commessa lo fa quando hai pagato e ti porge resto e bigliettino bianco. Sempre urlando, naturalmente, "Ecco a lei, e grazie mille! Per qualsiasi cosa torni pure con questo e si può cambiare". Ma come si può cambiare? Non era bellissimo? Senti, Cassiera, vai un po' a battere lo scontrino successivo, possibilmente limitandoti al grazie e a un sorriso naturale. Tanto lo sappiamo entrambi che quel regalo era obbligatorio e che tu pensi che per stare al pubblico basti dare ragione urlando e ripetendo frasi a disco rotto.
Quella di oggi, poi, era anche una cassiera topolina. No, non nel senso che era carina, ma che sembrava proprio un topolino. Ma va be', questa è per un'altro post, è solo il mio cervello che devia. Stare troppo a lungo concentrata sulla stessa cosa, non ce l'ho mai fatta.
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