venerdì 25 novembre 2011

Infiniti Sebastian Vettel VS. Cinquecento NM Noemi

Infiniti Sebastian Vettel
Infiniti FX Sebastian Vettel.
L'ha voluta così, esattamente così, e ora è in bella mostra al Salone di Francoforte. Esemplare unico e personalizzato, con modifiche di vario tipo all'aerodinamica, all'abitacolo e soprattutto al motore, per poter raggiungere i 300 chilometri orari di velocità. Certo, perché la Red Bull non gli basta, pure col suv deve andare a trecento. Va be'.
Se Sebastian Vettel, che è classe '87, quindi tre anni più giovane di me, e brutto, ma parecchio brutto, può permettersi di farsi fare una Infiniti  su misura, allora anche io, che sono più grande e non mi reputo poi così cesso, voglio una macchina tutta mia. Sono pure una brava ragazza, dicono, e sembra che mi impegni a fare sempre del mio meglio in quasi ogni cosa, perciò forse potrei anche avanzarla una richiesta. La ridimensiono, eh, mica pretendo il suv, io sono onesta e umile.
Io vorrei una bella Fiat Cinquecento NM Noemi. Non mi importa della velocità, resto sul 1.3 Multijet, che consumo poco. Mi accontento di tutte le dotazioni estetiche in serie, non chiedo modifiche al design, ma ecco, qualche particolare sciccoso all'abitacolo sì.
Esterno: versione con tetto in vetro apribile, nera metallizzata, cerchi in lega, nessuna cromatura, ma maniglie della portiera rivestite di Swarowski. Sono solo due maniglie, più quella del portabagagli, quindi credo che si possa fare.
Io che guido la mia Cinquecento NM Noemi 
Interno: sedili in pelle beige stile poltrona Frau. Cambio automatico. Blue&me, navigatore, clima. E fin qui non mi pare tutto questo lusso, no? Poi. Connessione Internet wi-fi. Comando vocale per la musica e per il vivavoce. Impianto di illuminazione interna da trucco: deve esserci proprio l'interruttorino con il rossetto disegnato, che quando lo premi si accendono tutti piccoli faretti intorno agli specchietti dell'aletta parasole, naturalmente ingranditi per guardarsi bene allo specchio. Mini frigo. Bauletto anteriore con scomparti per deodorante, profumo, chewing-gum, portaoggetti con sportellino per vari usi (!), e poi, udite udite, mini lavandino e attacco per piastra, phon e caricabatterie. Una bella presa USB con adattatore, così, via, se esci e sei in ritardo intanto puoi andare, e per strada ti prepari. Sedili posteriori con scomparto sotto il cuscino, diviso bene per mettere almeno tre paia di scarpe e due vestiti ripiegati. Altro scomparto per la borsa del mare o della piscina, che quando è bagnata non sai mai dove appoggiarla. Sedili riscaldati. Portabagagli con divisori per le shopper riutilizzabili, che altrimenti cadono sempre giù, destra e sinistra.
C'est tout.

Non mi pare chiedere tanto, no? Sarebbe una macchina da ventimila euro anziché da diecimila. Quella di Vettel costa molto di più. E se qualcuno me la pagasse sarebbe perfetto, potrei essere una giovane precaria con poche possibilità di progetti futuri che si vede rimanere quei soldi in tasca piuttosto che versarli a rate e lacrime per la macchina.


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Sogni risplendono

La dedica.

Grazie Linda. 
Grazie Tiziano.

lunedì 21 novembre 2011

Edward e Bella e il consumo proibito. Ora basta!

La coppia simbolo della castità forzata del 2000
E fu così che finalmente Edward e Bella convolarono a nozze, copularono e fecero 'sto benedetto bambino ibrido.
Mi sento sollevata, basta con i vampiri innamorati degli umani ma che se consumano si sbranano, basta con le adolescenti che si strappano i capelli e con le trentenni che si ringalluzziscono, basta, basta, basta.
Io ci ho provato, non dico di no, non ho fatto la snob, e sono stata "iniziata" a forza a questo flagello rocambolesco in cui gli uomini diventano lupi, i lupi diventano innamorati, le sedicenni si innamorano dei cadaveri e i succhiasangue diventano vegetariani. Ma poi a metà di Twilight ho detto no, perché di Moccia me ne bastava uno italiano, e quindi stop. Ma sono stata trascinata al cinema, primo e secondo atto, perché qualcuno (non faccio nomi, che poi Susanna mi uccide) diceva che dovevo sapere come andasse avanti la storia. È che quando ho visto quei mostri saltare metri in mezzo agli alberi e due minuti dopo guidare un furgoncino scassato in camicia da boscaiolo, e un bamboccio biondo e cadaverico che piega a metà una macchina per salvare l'innamoranda, mi sono detta che i tempi dell'Incredibile Hulk li ho superati anni fa, quando abbandonai Uan, Super Vicky e Supercar.
Ora che hanno anche procreato, che sono tornati alla pace dell'eternità futura a Forks, e che i Volturi sono rientrati in Toscana, e facciamola finita con i drammi di Step e Babi in formato IUESEI. È oggi con grande emozione che grido ai quattro venti:

THE END.

martedì 15 novembre 2011

Baby Eva fa la cacca

Stavolta a momenti vomito. Sì, a momenti vomito.
La cacca, una roba tabù che si cerca di coprire in ogni modo.
La scena è questa. Tavolo di una pizzeria, tivù megagalattica LED accesa davanti agli occhi su un canale per ragazzi che trasmette cartoni animati e sit-com di imbecilli quindicenni. Sì, i figli del pizzettaro erano di quell'età, più o meno, e volevano vedere quel programma. Tra una parte del film e l'altra, eccoti le solite pubblicità di giocattoli e bambolotti. Ed ecco che vedo lei:

Baby Eva. 

Bambola come tante? No. 
Bambola che manda giù la pappa, e che dopo qualche minuto fa la cacca. Una bella cacca verde e gialla spalmata sul pannolino, che mi sono ritrovata a osservare mentre tagliavo la fetta gialla della mia pizza con le patate sopra. Una cacca brasiliana, oserei dire. Sì, quel verde e quel giallo. 
Una bambola dotata di un unico canale esofageo-rettale, o che ha un apparato digerente che va alla grande. Mangerà una pappa piena di fibre, la bimba. Certo, però, che la cacca verde e gialla è preoccupante. E i pannolini non sono lavabili, perciò veramente, come per i neonati, via nel cestino. E se ne ricomprano. Doppia spesa, doppio schifo.
Non parlo di tabù, non è che dico: "Uh, bleah, la cacca, copriamola!!!".
Mi sono semplicemente chiesta se da piccola avevo davvero bisogno di vedere la cacca di una bambola. No, non credo. Veramente immaginavo anche la pappa, perché la preparavo per finta. Oppure ci mettevo la mia, e mi incazzavo perché non avevano previsto un buco per mandarlo giù, quel cibo. Al massimo avevo un finto latte in un biberon che non si apriva. E quel finto latte dopo qualche mese cominciava a seccarsi.
Forse i bambini di oggi non riescono a immaginarla da soli una cacca, e c'è bisogno dell'aiutino. Boh.
Io non la capisco questa bambola. 
Aiutatemi, perché non l'ho capita. 
So solo che pur di vendere qualcosa mi hanno mandato la pizza di traverso.

venerdì 11 novembre 2011

98% Happy

Perché la perfezione come sempre, non esiste: ormai ci sono abituata a sentirmelo dire. E il 98 mi porta bene, meglio del 99.
Ma aver visto la prima dell'edizione del Corriere dell'Umbria di oggi è stato una soddisfazione inattesa. Per cui potrei quasi quasi dichiararmi un'aspirante giornalista.
Anzi, ora ce lo scrivo, lì nel profilo.
11-11-11, una data da non dimenticare.
Ninety-eight percent happy, c'è un 2% che sembra irraggiungibile, ma certo, sarebbe fare il record mondiale di felicità, che forse nessuno detiene... E tante volte dovessi poi schiattare dalla contentezza... diciamo che per ora mi devo far bastare il ninety-eight.


giovedì 3 novembre 2011

Ferruccio e la trincea

Oggi scendendo le scale per andare a prendere la macchina parcheggiata a garage ho trovato una situazione un po' strana. 
Sono rimasta di stucco guardando la scena che mi si è mostrata agli occhi. E il mio spirito scemo non ha potuto fare a meno di scattare una foto. Perché questa foto andava fatta.
Vivo da due settimane con trapani, martelli pneumatici e scalpelli che mi battono in testa, sì, proprio sopra la mia testa, visto che il bagno del piano superiore combacia col soffitto e in linea d'aria con la mia scrivania. Bumbumbumbum Trrrttrrrttrrrttrrrttrrr Picchepicchepicche Toctoctoc. Credo che abbiano prelevato una quantità mastodontica di tubi, cemento e piastrelle, manco fosse stato un bagno di duemila metri quadri. Poi ho capito tutto: è il bagno di Ferruccio. Ferruccio. Ferruccio. Ah, Ferruccio. Come ho fatto a non arrivarci prima? Ferruccio, certo! C'è un motivo per cui i muri del bagno di Ferruccio sono stati sviscerati fino a raggiungere il limite massimo in cui diventano quasi trasparenti. E il motivo non è la ricerca di perdite, come voleva far credere a tutti quando ha chiamato l'idraulico. 
Ferruccio scavava lui, con la rabbia di un lupo mannaro e la bava alla bocca e le mani sanguinanti, picchiando le pareti con le nocche, non con attrezzi potenti. Aveva fretta di raggiungere uno scopo. Il suo scopo. Creare un rifugio antiatomico pieno di vestiti di jeans e polo rosse e runners Reebok che gli tornasse utile nel 2012. 
E siccome non siamo alluvionati, la risposta è solo una: Ferruccio ha montato la trincea. Attonita, non posso che prendere atto del fatto che è certamente in fase di avvio qualcosa di molto pericoloso nel mio condominio, visto che lui corre agli armamenti. Quale strumento userà stavolta? Avrà montato un laser fulminante nella chiave della Focus e colpirà le gomme delle altre auto di notte, durante la sua abituale uscita, oppure si distenderà sotto la macchina, al buio e vestito di jeans e lancerà sassi con le mani mirando alle tempie dei malcapitati condomini? 
Forse è meglio che inizi le trattative. Posso schierarmi con lui e fare l'inviata dal fronte mentre combattiamo, una povera scema e un anarchico puro, offrendogli come scambio per l'alleanza il mio Liberty, con cui, dopo averlo velocemente scoperto, potremmo scappare come razzi in caso di imboscate inattese. 
Prime immagini dalla trincea

mercoledì 2 novembre 2011

Delle foto rubate di Scarlett Johannson


La faccia è quella in alto, non quella rossa qui sopra!!!

Recentissima la notizia della sentenza di condanna per l'abile hacker americano Christopher Chaney, che ha mostrato al mondo, tra gli altri, il didietro di Scarlett Johannson.
Rilevando che un corpo come quello, alzi la mano chi non vorrebbe averlo, e che la storia non ha fatto nemmeno scandalo, semmai pubblicità gratuita alla già stra-amata Scarlett, visto che alle varie protuberanze esposte ormai siamo tutti abituati, ho sgranato gli occhi di fronte alla possibile condanna del tipo.
121 anni di condanna. CENTOVENTUNO ANNI. Nemmeno so immaginarli. Se poi lo dici a Silvio, si scompiscia dalle risate.
Nella scaltrezza che fino alla cattura l'ha contraddistinto, Chrissie ha dimenticato di fare la richiesta di cambio residenza, per venirsene in Italia. Ahimé, povero amore, dev'essergli sfuggito, non l'aveva considerato. Avrebbe potuto esibire le foto del sedere come trofeo insieme a un corteo di indignati (perché le mogli non ne hanno uno così), per poi essere invitato alle feste di relax che tanto vanno di moda ora (e farsi massaggiare il suo). Sfilare ai party di Arcore con tanta bella gente (che cu*o!), e invece... Cavolo, ha perso il momento per ritrovarsi in qualche macchina blu adibita per l'occasione a Limousine con ministre-soubrette addormentate addosso e mani legate da bandane usate al tempo del trapianto. Sarebbero fioccati inviti a cena da politicanti di ogni genere. O richieste profumatamente pagate per mostrare al mondo il c*lo di Belèn (ah, no, quello lo fa già con l'aiuto di Corona).
Ora, per tutta la stima che nutro nei confronti degli hacker, penso che lui abbia proprio perso di vista la situazione.
Porca miseria, Chrissie, il fantastico attributo di Scarlett ti avrebbe fruttato un posticino d'oro qui da noi.
Sai che ti dico, carino? Vuoi vivere in America? Stattene in America, così impari.
Leggi e buoi dei paesi tuoi.
E se ce la fai a pagare tutta la cauzione, la prossima volta pensami. E metti anche le foto di qualche ometto.