domenica 29 aprile 2012

Delle amicizie da stadio (la Signora Amica)

Forza Fere è serie B. Alé alé, alé alé Ternana. 

A parte questo, eccomi a riflettere sulle amicizie da stadio. 

La mia ultima amicizia da stadio l'ho stretta con una donna nella sera del 27 marzo scorso, guardando dalla curva nord del Libero Liberati la partita della Ternana contro la Spal. 
Una signora sui cinquant'anni, minuta e peperina. Se ne stava lì tra gli spalti da sola, ed era molto interessata al match. Era anche cordiale. Era tutta vestita di blu, piumino e jeans. Capelli rossi abbastanza lunghi e sigarette che secondo me erano aromatizzate alla fragola. Comunque. Sorriso facile, chiacchiera svelta. 

Mentre si guardava la partita io e la Signora Amica scambiavamo opinioni. Poche a dire il vero, perché da buone tifose con i neuroni, ci siamo trovate di carattere. Non sono una di quelle che allo stadio apre bocca e dà fiato, amo seguire il calcio ma non sono una ciarlona sgallettata che urla isterica "Arbitro merda, oppure 10, sei fortissimo!, oppure alzate che non te sei fatto niente! quando invece il crac di tibia e perone s'è sentito anche dalla sala stampa. Insomma, io e la Signora Amica ci trovavamo bene insieme, da vicine di seggiolino cementato. Ogni tanto, durante le azioni più particolari, ci guardavamo e ci scambiavamo sorrisi d'intesa, come per dire: "questa squadra non va", oppure "bisogna impegnarsi per tenere il primo posto in classifica", e cose simili. Ma la magnanimità della Signora Amica è venuta fuori quando, per puro senso di cortesia e altruismo nei miei confronti, ha capito il mio problema, e mi ha chiesto: "Ti dà fastidio se fumo?". "Non ti preoccupare -le ho risposto io- figurati, siamo all'aperto. Ma grazie per il pensiero". 
Ecco, Signora Amica, lì hai guadagnato mille punti. 
L'apoteosi della nostra amicizia, però, l'abbiamo raggiunta quando lei ha tirato fuori dalla sua borsetta un pacchetto di addormentasuocere, le arachidi pralinate, e me le ha porte per offrirmene qualcuna. "Ti ringrazio, ne ho già!", le ho risposto estraendo la metà pacchettino rimasta dalla borsa e mostrandogliela. Lei ha sorriso, e ci siamo trasmesse con il solo sguardo le parole "Che buone che sono, noi sì che lo sappiamo. Fanno male alla linea, ma chi se ne frega, per una volta si può fare e poi siamo anche allo stadio. Come fai ad andare allo stadio e a non mangiucchiare un po' di questa roba? Chi se ne importa, domani tanto stiamo attente al cibo e non ci sentiremo più in colpa per le 750 calorie ingerite solo per il gusto di farlo". Ah, come ci si capisce fra donne. 
L'amicizia con la Signora Amica si è conclusa così, nello sguardo di due confezioni di noccioline, e ci siamo volute bene. Non ci siamo nemmeno salutate, poi. Ma eravamo amiche di vecchia data, e in quel frangente sì che ce la siamo goduta. Thelma & Louise dei giorni nostri, una vita in 90 minuti, le sensazioni della frutta secca. La consapevolezza di volerci bene sempre e comunque. 
Perché le amicizie da stadio sono un po' così. Ti fanno un po' sorridere, perché nascono e muoiono in un batter d'occhio, come quando eri bambino e trovavi un amichetto al ristorante, e finito il pranzo ognuno a casa sua e tante belle cose. Al massimo, ti rimaneva il nome in mente per qualche giorno, poi più niente.
Io non so nemmeno come si chiamava, Signora Amica. Non ci siamo mai dette i nostri nomi, ma era come se ci conoscessimo da sempre. 
Le amicizie da stadio sono uno di quei rapporti mordi e fuggi in cui davvero ti senti di condividere tanto dal profondo dell'anima. 
Con un vincolo: donne con le donne e uomini con gli uomini. Mai mescolare i due sessi, perché allora non è più amicizia. Nella migliore delle ipotesi lui ci prova con te, e nella peggiore delle ipotesi, se sei con il/la partner, scatta la rissa.

domenica 1 aprile 2012

Smartphone, la fine di un'avventura triste.

Tanto per concludere. Come è solito in Italia, tanto sbattimento per niente.
Boss torna. Lo ritiro. Lo provo: hanno fatto un aggiornamento software, e funziona.
Vado a casa, lo uso, fa di nuovo l'eco in chiamata.
Torno al negozio dell'assistenza, espongo il mio problema. "Te lo spediamo di nuovo", dice la commessa.
Eh no, aspetto, stavolta non me lo togli mica altri 15 giorni senza motivo.
Mi viene lo schiribizzo di chiamare l'assistenza Samsung per lamentarmi.
"Lei per caso ha applicato al telefono una custodia non originale Samsung?", dice l'operatrice Diana.
"Sì, una semplice custodia in silicone trasparente", faccio io.
"La tolga e provi a chiamare", mi fa lei.

Chiama, sentono, nessun ritorno.
Tutto bene. Tutto finito. Ma guarda te.

Much Ado About Nothing.