Una delle mie prime volte.
Non quella, certo che no, non la metto mica in piazza, quella.
La mia prima volta all'opera, con la Cavalleria Rusticana di Mascagni. E di sicuro qualche sentimento è affiorato, se il mattino dopo mi sveglio con la voglia di ascoltare ancora e ancora l'aria dell'intermezzo e con vive le sensazioni di una serata che valeva la pena di trascorrere.
E doveva essere destino, dato che il venerdì era già impegnato, per il giornale, con uno spettacolo di teatro dialettale. Che, con tutto rispetto, non regge minimamente il confronto per il tipo di intrattenimento. Fatto sta che quando Antonio mi chiama per il cambio di programma, la cosa mi scoccia un po': il teatro dialettale è una ricchezza e lo spettacolo di Renato Brogelli, "Lu fiju de Parlinfaccia", già lo pregustavo da giorni. Controvoglia scrivo all'organizzazione per l'accredito stampa, che arriva dopo poche ore, e, chiamando, il dovere mi impone di prepararmi sui curricula degli artisti, sulla trama esatta, sul libretto. Cerco su YouTube l'aria, per capire di cosa si tratti, e inizio a informarmi su come andare, su cosa portare, eccetera eccetera. Uno spettacolo così mi offre anche una platea gratuita di cui approfitto andando in buona compagnia. Devo essere carina, elegante al punto giusto perché non è la prima e non è teatro, ma non troppo formale. Ricevo vari complimenti e capisco che ho scelto anche la tenuta adeguata, e attendo in fila l'ingresso, con in mano il mio biglietto gratuito, che quasi mi vergogno un po' a esibire, visto che il lavoro di tanti professionisti va pagato. Il mio in effetti non è affatto pagato, ma cerco di trattarlo come un bel bambino che prima o poi darà i suoi frutti.
Prova luci, musicisti e cantanti in attesa.
E poi l'inizio.
L'interludio già mi incanta. Molto fa l'arpa, sin da subito, uno degli strumenti che più mi catturano. E poi gli archi, e i fiati. Il suono dolce dei violini. Il silenzio assoluto di un anfiteatro che ultimamente è stato, e ho, riscoperto. Un'acustica perfetta e la quarta fila della platea mi permettono di godere del suono sublime delle note come se tutti stessero suonando lì solo per me.
Ogni tanto devo distogliere lo sguardo per fare qualche fotografia, cercando di arrecare il minor disturbo possibile a una scena così splendida, ma per tutto il resto della serata sono come rapita dalla bellezza della musica e dall'esecuzione perfetta degli artisti che si esibiscono.
I sentimenti della storia sono anche un po' miei. Amore, tanto amore. E poi il dolore, la sofferenza, l'orgoglio ferito, la riscossa, anche se a denti stretti.
Tutto mi prende, tutto mi trasporta, sono come in un altro mondo, quello del paesino descritto da Verga, quello dell'osteria di Mamma Lucia. La musica fa il suo lavoro, raggiunge il suo obiettivo, mi tocca l'anima. Il momento clou, però, arriva con l'intermezzo. L'avevo già ascoltato, ma non avevo minimamente immaginato l'intensità di averlo davanti, suonato di fronte a me. Brividi a fior di pelle, i pensieri volavano altrove e ad altre persone, le note meravigliose mi spingevano a chiudere gli occhi, come se in quel momento tutto sparisse, e mi sentivo invasa da una sensazione di serenità totale. Solo io e le note, io e la musica, niente altro.
E la voglia che tanto splendore non finisse mai.
E il desiderio, stamattina, al risveglio, di riascoltare quelle stesse melodie.
A giudicare dal risultato, credo di aver iniziato in modo soft e col pezzo giusto. Un solo atto, grande qualit à del cast, location suggestiva.
Una cosa è certa: snobbiamo troppe cose, nella nostra vita, non avvicinandoci perché manca l'occasione, o la voglia, o la compagnia, arrivando troppo tardi a capirne la bellezza.
E io, che pensavo di dormire, credo di aver proprio segnato l'inizio di un grande amore. In ritardo? Forse, ma per l'amore vero basta che il momento arrivi, come dicono i saggi, perché non è mai troppo tardi.
P.S. Il mio articolo di non esperta musicale avrà di certo le sue pecche tecniche. Ma in fondo cosa conta la critica per il lettore medio di un quotidiano locale? Poco, ben poco. Di maestri ce ne sono molti, io ho solo raccontato ciò che ho visto e provato, cercando di metterci il massimo.