venerdì 23 dicembre 2011

Auguri

Parla, sogna, balla, continua a cantare, (ma soprattutto) regala senza sosta il tuo amore


giovedì 22 dicembre 2011

La discussione della tesi di Laurea

Per la serie: ma che ce rappresenti?
Forse Alessia Fabiani, perché famosa,ha subito un trattamento
diverso. Chissà?
Io l'ho fatta due volte, la discussione della tesi, intendo, al triennio per i tabù linguistici e poi alla specialistica per un elaborato un po' più consistente sulla social translation, e mi è andata bene. C'erano docenti competenti, una commissione che almeno all'apparenza, perché alla fin fine solo di formalità si tratta, sembrava ascoltarmi. Ho visto toghe, non ho sentito sbagliare nomi né titoli, si pretendeva un minimo di serietà anche dai laureandi e dai parenti caciaroni che si sa, certe volte ci fanno anche un po' sorridere. Perché sembra che quel figlio che si laurei sia il più bravo al mondo, mentre quello già pensa in quante striscioline tagliarla quella pergamena. E qui vado fuori tema, come sempre, quindi rientro. Per dire che c'è anche chi non ha avuto la mia stessa fortuna durante la discussione, ed è un caso documentato.
Susanna si trova il 14 dicembre scorso a discutere la sua tesi di laurea specialistica in sociologia presso l'Università La Sapienza di Roma. È stata molto brava, perché il percorso dei due anni se l'è fatto in due anni. Perché mentre, finiti gli esami a luglio, seguiva lo stage formativo e si faceva una bella esperienza, diciamo, per non colorire troppo il discorso, a gratis presso il centro di ricerca che le ha garantito i crediti richiesti dall'università, la tesi la stava preparando nei tempi previsti. E l'ha discussa senza nemmeno sforare l'anno venturo.
La preparazione e la stesura della tesi, quando lo studente ci tiene, richiedono un lavoro certosino e tanta pazienza, e nervi saldi, nonché passione e voglia di fare. E speranze, mettiamocele, perché è vero che solo dopo ti rendi conto che la tua tesi vale e non vale, in base a come ti dice la fortuna. Comunque. Il periodo di preparazione stressa, certo, lavorare nei campi è più faticoso, ma è pur sempre un'esperienza, uno step importante nella vita di chi si laurea, che forse merita un tantinino di considerazione nel momento di discussione. Sì, se ne laureano un milione l'anno e i prof non sono più impressionabili, e la tensione è tutta dello studente, ma è vero anche che di docenti al mondo ce ne sono una marea e la maggior parte di essi si sente molto importante pur proponendo per anni lo stesso piano di studi.
Susanna, prima in ordine alfabetico nella mattinata nella seduta di laurea, arriva trafelata alle 9:08 all'università vestita di tutto punto, col suo librone bianco sotto braccio, col cuore a mille e corre verso l'aula dove si terrà la discussione. Sì, perché l'ha chiamata la sua collega di corso romana, che l'aspettava lì, per assistere all'evento, dicendole: "Guarda che ti hanno chiamata ora!". Il padre di Susanna e il suo ragazzo stanno parcheggiando. La madre e la sorella la seguono di corsa. Susanna arriva davanti all'aula, l'amica la spinge dentro al volo, ed entra dietro di lei con le altre due che col fiatone cercano di non perdersi l'evento. La commissione è solo a metà. La relatrice legge il titolo e introduce Susanna, che inizia a raccontare. Tutto questo mentre altri membri della commissione, in modo rumoroso e molto maleducato, continuano ad arrivare e a sedersi. La correlatrice, senza un filo di voce, ferma il discorso di Susanna e le fa due domande. Susanna inizia a parlare, ma col viavai che c'è sotto nessuno o quasi l'ascolta. Uno dei membri ritardatari si siede e dice a Susanna: "Staremmo ad ascoltarla per ore, ma purtroppo siete in molti e non abbiamo il tempo. Si accomodi pure". Susanna esce, aspetta, intanto il padre e il fidanzato sono arrivati e l'aspettano fuori dalla porta, rientra, viene proclamata dottoressa, e fine della storia. Ore 9:18. Incazzata per non essere riuscita a connettere nemmeno un momento e per non essersi goduta nemmeno un po' di sana ansia del pre-chiamata.
Tutto ciò corredato dal dispiacere di chi non è riuscito a entrare in tempo per vedere la sua figliola/fidanzata laurearsi.
Non c'è molto altro da aggiungere, io direi solo a questi emeriti docenti che il trattamento sarebbe stato diverso se quella mattina a laurearsi ci fosse stata una delle loro figlie. È vero che la tesi non è tutto nella vita di una persona, ma è giusto che quella persona si goda il momento che le spetta. In fin dei conti, sono stipendiati dal Ministero o dall'Università stessa quand'è privata, perché sono gli studenti a dar loro lavoro.
Un minimo di rispetto ci vuole sempre. Quella commissione è un piccolo Parlamento, una piccola Italia, c'è sempre chi, da una parte, si fa il mazzo e chi, dall'altra, campa di rendita, sicuro del culo caldo sulla sedia.

Ah: e complimenti a Susanna per il suo bellissimo e strameritato 110.


sabato 10 dicembre 2011

La cassiera senza vocazione

Dicembre, ahimé Natale, regalini, negozi strapieni, gomitate e liti uscendo dai parcheggi. Che noia.
Nel viavai incessante di gente ansiosa di comprare "il pensierino", ogni anno individuo una figura che attira costantemente la mia attenzione.
Quest'anno la figura eletta è lei: la cassiera senza vocazione.
Un'istituzione, la riconosci subito dal saluto. Quando entri, se ha la possibilità, urla a tutto il mondo "Buongioooorno!" da dietro il bancone in cui impacchetta, batte, imbusta veloce veloce per smaltire presto il lavoro, manco se ad entrare fosse il primo ministro britannico. La cassiera senza vocazione la trovi soprattutto nei grandi negozi, dove deve far vedere a tutti e in particolar modo al titolare che lei adora quel lavoro, anche se lo fa solo a Natale. Sempre un po' bruttina, a meno che non le si imponga di darsi un certo tono, oscilla fra il metro e sessanta e il metro e settanta, e abbonda in forme floscie. Ha sempre, sempre, le sopracciglia al naturale, perché un ritocco lo fa solo il 31 dicembre o per il matrimonio, e i capelli legati a chignon, generalmente con una pinza, perché se lavori devi essere pratica e a mettere su un bell'elastico che impreziosisce la chioma ci vuole troppo.
Cassiera, quando arrivi alla cassa, si diverte a intrattenere colui o colei che sta pagando, facendolo senza buongusto di sorta, con voce alta e squillante e toni ascendenti (quelli umbri, poi, sono particolarmente ascendenti). "Ha visto che bella confezioneeee?", dice con sguardo ammiccante, oppure "Uuhh, questo è carinissimo", di fronte a uno schifo di portapane rosso incandescente con filetti argento, o ancora "Ce lo mettiamo un bel fiocco? La mettiamo in questa bella busta di Natale: guardi quant'è bella!", prendendo dallo scaffale a cui non arriva mai bene un'orrenda borsa col Santa Klaus vintage a stampa sfuocata.
L'espressione tipica della cassiera senza vocazione è una paresi facciale del sorriso con occhioni. Non cambia mai, mai e poi mai, si riposa giusto ogni tanto quando si abbassa a prendere il fiocco o quando le cade una moneta, e poi TAC! riprende subito la forma originaria. Sembra che si spenda tanto per creme antirughe (di espressione), tra le commesse senza vocazione, perché ridono troppo e in quei due mesi invernali si invecchiano di più.
Impossibile capire quali siano gli stili e gli oggetti che piacciono alla commessa senza vocazione, perché il suo gusto si trasforma in base al cliente. Quello che prima era cacca, dopo un minuto può essere oro. "Guardi questa candela decorata a mano: questo punto di rosso è bellissimo sulla tavola!", e due minuti dopo, quando la cliente dice che lei il colore natalizio proprio non lo sopporta: "Il rosso per la tavola? Assolutamente no, è passato. Dicono che la tendenza di quest'anno sia l'azzurro".
Commessa è sempre nel pallone, se fa pagare qualcuno che conosce va ancora di più nel pallone, e si lamenta sempre che in questo periodo è un caos. A Natale bla bla bla, in questo periodo bla bla bla, non si ribatte bla bla bla. Se davanti al bancone, insieme al cliente, c'è un bambino, apriti cielo. Commessa si lancia in una serie smisurata di complimenti banalissimi, "Ciao bello, fai spesa con papà? Hai scritto la letterina a Babbo Natale?"... Io spero sempre che una volta il bambino le risponda "Babbo Natale non esiste, scema", ma non succede mai, purtroppo, perché il creaturo viene ipnotizzato dalla voce squillante di Commessa e non ha il tempo di ragionare e dire "Sì, gli ho scritto che vogl....", che lei ha già ripreso le sembianze della sorriso-paresi per sfoggiarla al papà.
Quando una persona dotata di materia cerebrale colloquia con Commessa senza vocazione, la riconosce all'istante, ma soprattutto si sente preso in giro. Cioè, Commessa, si capisce che fai per finta. "Questo fiocchetto non è bellissimo?", "Il prezzo è una vera occasione", "È perfetto per una signora", "Quello che conta è il pensiero". Commessa, per favore, dacci un taglio. Lo sappiamo tutti e due che tanto lo devo prendere perché non ho scelta, e quindi fai 'sto scontrino e taci. E il suo esploit definitivo Commessa lo fa quando hai pagato e ti porge resto e bigliettino bianco. Sempre urlando, naturalmente, "Ecco a lei, e grazie mille! Per qualsiasi cosa torni pure con questo e si può cambiare". Ma come si può cambiare? Non era bellissimo? Senti, Cassiera, vai un po' a battere lo scontrino successivo, possibilmente limitandoti al grazie e a un sorriso naturale. Tanto lo sappiamo entrambi che quel regalo era obbligatorio e che tu pensi che per stare al pubblico basti dare ragione urlando e ripetendo frasi a disco rotto.
Quella di oggi, poi, era anche una cassiera topolina. No, non nel senso che era carina, ma che sembrava proprio un topolino. Ma va be', questa è per un'altro post, è solo il mio cervello che devia. Stare troppo a lungo concentrata sulla stessa cosa, non ce l'ho mai fatta.

venerdì 9 dicembre 2011

Facebook e Twitter a Terni

Io confido nel social come portafortuna personale.
E già che ci sono, condivido.



Fonte: Corriere dell'Umbria, 9 dicembre 2011